Omit
Interceptor
2CD HMS 012


Blow Up
November 2008
by Stefano I. Bianchi


Clinton Williams aka Omit va avanti da sempre a forza di tripli e doppi CD; massimalista del sentimento, impressionista del suono, ipnotico traghettatore del senso d'asfissia dell'ambient isolazionista nelle terre neozelandesi, la sua musica resta uguale a se stessa da tempo immemorabile, incrocio mirabile tra kraut rock, Lustmord, Pan Sonic e Biosphere dai timbri scuri eppure lievissimi, ossessionante e iperriflessiva, contorta eppure limpiedamente intelligibile. Williams dà, di musiche oramai così abusate, una versione personale e riconoscibile impregnandole di tocchi fugaci ed elegantissimi (il fulmineo sprazzo di 'fiati' di "LockNut Shadow," la voce fantasmatica che appare, scompare e si loopa continuamente, le tastiere ovattate nella distanza), gestendone abilmente i ritmi - sempre molto discreti e leggeri - da frenetici ("Location Becon," "WaveForm Rider), a metronomici ("UNstable Rotor," "ReManagement System," "HorZtial Tracking System") e spostando contiuamente l'asse delle strutture più puramente ambient con estrema inventiva, come a volerle renderle attive/vive e non meramente didascalische ("Soft Iron Core," "ToTal Point Failure"). È un universo di suoni che si schiude dinanzi agli occhi come un prato di fiori che sbocciano sopra una lastra di ghiaccio: il calore del freddo più intenso. Tutto è stato realizzato con due synth analogici, una drum machine e nastri preregeistrati durante un periodo passato lontano da casa per una forte crisi personale; nonostante la lunghezza, mai che si avverta l'odore della noia, anzi è la curiosità per ciò che deve arrivare ancora a spingere fino all'ultimo un ascolto che si protrae lasciandoci orfani, alla fine, di un senso di appagamento e distensione assoluti. Piacerà molto a chi ha amato Imperial Distortion di Kevin Drumm, di cui può apparire l'intimista versione minimal techno.